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  SOTTO 
        IL CIELO DELL’ARTE. 
        QUINTE ARBOREE DI CHIARA SORRENTI 
         
         
        di Sabrina Falzone 
         
        Suggestioni esistenziali, nate sotto il cielo della pittura, cadono liberamente 
        sul vissuto dell’uomo e sui luoghi che ha percorso nella notte del 
        pensiero. Un senso di fragile agonia scende sull’universo antropico 
        con innegabili leggerezze tonali, che stemperano nella bellezza della 
        natura le note indefinite della vita. 
        Attraverso l’elegante slancio di quinte arboree, la nostra vista 
        si espande oltre l’atmosfera per raggiungere l’enigma trascendentale 
        dell’essere. 
        E’ la storia dell’uomo, della grandezza del sogno, dell’ambizione, 
        della ricerca di se stessi, che Chiara Sorrenti racconta con accorata 
        verità nell’ideazione di un punto di vista inusueto. E’ 
        la storia dell’uomo, eppure l’uomo non viene raffigurato. 
         
        La sua assenza sottolinea la vastità della natura, la sua supremazia 
        sulle vite umane, strenue spettatrici del grande spettacolo della natura. 
         
         
        Sabrina Falzone 
        Critico e Storico dell’Arte - www.sabrinafalzone.info 
         
        
        
      di Tatiana Carapostol  
       Un viaggio nel paesaggio tiepido e stemperato, 
        un’atmosfera figurativa che respira e richiama un’estenuante 
        sensazione di tridimensionalità. Chiara Sorrenti risponde all’esigenza 
        di collegarsi al classico riprendendo il dato naturalistico più 
        autentico, sperando di aprire nello spettatore lo spirito di comprensione. 
        Paesaggi che brillano di una bellezza eloquente, fatta di luce, colore 
        e rigore compositivo, quasi ad evocare il rimpianto del senso perduto.Una 
        materia pittorica di ricettive fragranze, di riferenti trasparenze fenomeniche, 
        concepitacome un sistema comunicativo che, declinata con febbrile sensibilità 
        di sguardo, catturata e restituita alla prensile istantaneità dell’impressione, 
        congiunge l’ autore ad un linguaggio espressivo di significativo 
        equilibrio. 
        Nelle sculture l’artista, con un carattere intimistico e introspettivo 
        dissemina lo spazio, facendolo integrare con il bronzo, finendo in una 
        danza plastica vinta dalla forza dell’elemento naturale senza inchiodare 
        la realtà in una inflessibile razionalità geometrica. Sagome 
        istintuali e razionali insieme abitano la sua visione, una riuscita sintesi 
        di facoltà interconnesse, ma ben distinte, che apre la strada ad 
        una ricerca incessante. L’occhio percepisce l’energico cortocircuito 
        estetico che si stabilisce tra l’ideapreconcettadi una tecnica e 
        la realtà di una realizzazione precisa. La Sorrenti sottolinea 
        l’acutezza percettiva ed inventiva affidata al senso più 
        intimo di una risolutiva e felice libertà lirica. 
       
        Venezia 18 giugno 2011  
      Tatiana Carapostol 
       
       
        
        
        
        
        
         
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